Una donna ha avuto un
figlio dall’amante, che l’ha lasciata. Deposita il bambino in fasce
in un’automobile signorile, che però viene rubata. I ladri lasciano
il piccolo in una strada di periferia, dove lo trova Charlot.
Inutili i tentativi di affidano a qualcun altro, Charlot lo tiene
con sé e lo fa crescere. Grandicello, il bimbo aiuta Charlot, che fa
il vetraio, a lavorare: con la fonda, rompe i vetri delle finestre,
e poi Charlot le ripara. Quando il ragazzo si ammala, il medico
impone a Charlot di portarlo in un istituto per l’infanzia
abbandonata: ma poi il vagabondo riesce a riprendersi il piccolo. La
madre di questi, intanto, è divenuta ricca, come cantante: e vuol
ritrovare suo figlio. Promette quindi ricompense a chi saprà
aiutarla. Un notte, il gestore di un asilo notturno dove Charlot
pernotta con il ragazzino lo rapisce, per riscuotere la mancia.
Charlot fuori di sé, non sa più che fare. Sopraggiunge un
poliziotto, ed egli crede che l’arresteranno: ma invece viene
portato in casa della ricca signora, dove ritrova il “monello” a cui
vuoi bene. Infine, lo lascerà a sua madre, e si allontanerà, sulla
strada, solo. Il primo e trionfale film di Chaplin a lungometraggio
(sei bobine, circa una ora e venti minuti di proiezione) fu una
commedia drammatica e anche melodrammatica. La grande invenzione di
Chaplin fu quella di darsi, nel monello, una specie di erede, di
piccolo Charlot, mantenendo tuttavia quella costante psicologia che
consiste e si nutre, in tutto Chaplin, dell’irresoluto rapporto con
la donna, qui vista all’inizio in chiave di abbandono (del piccolo),
alla fine, di un secondo abbandono, quello di Charlot, che se ne va,
di nuovo solo, mentre il “monello” rientra nella società attraverso
un nuovo rapporto con sua madre, divenuta ricca. Il monello, dunque,
non era soltanto e genericamente simbolo della generosità, del “buon
cuore” di Charlot: era anche, più propriamente, il suo tentativo di
vivere, di comunicare, di non trovarsi più in rapporto puramente
antagonistico col resto del mondo.
Gian Piero dell'Acqua
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