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Palindromi di parole, di Stefano Bartezzaghi

dalla rubrica on line "Lessico e nuvole" di Stefano Bartezzaghi su www.repubblica.it, 19-20/5/2003

Che tra il morire di voglia e la voglia di morire ci corra una grande differenza, questo lo vede ognuno. Un esempio del genere si può leggere in due modi.

Può essere visto come uno scambio di parole, "voglia" al posto di "morire" e "morire" al posto di "voglia"; questo schema diventa simile a una forma di chiasmo, la più caleidoscopica figura retorica, che si può realizzare in molti modi. Sono chiasmi, ognuno a modo loro: "beata solitudo, sola beatitudo", "la ragione della forza, la forza della ragione", "vizi privati, pubbliche virtù". Il primo gioca con le sillabe, il secondo con le parole, il terzo con i concetti.

Ma lo stesso esempio può anche essere visto come un'inversione dell'ordine di lettura, parola per parola: un palindromo (o meglio un bifronte) di parole.

Anche i palindromi, e le letture rovesciate in genere, hanno diversi formati.

Il palindromo che noi conosciamo meglio è quello che rovescia lettera per lettera: I topi non avevano nipoti. Si rilegge anche da destra, lettera per lettera.

Ci sono anche palindromi di sillabe. La sillaba porta con sé sempre dei paradossi, ma dà anche possibilità negate all'andamento letterale. Ho da tempo proclamato come il migliore dei palindromi sillabici da me conosciuti quello di Cesare Strazza che afferma che chi si ritiene una persona di grande levatura spesso si sbaglia: Già prese de' granchi chi grande sé pregia (gia pre se de gran chi gran de se pre gia).

Poi ci sono i palindromi di parole (e allargano il campo anche palindromi di concetti, e palindromi narrativi...).

Si sono scritte poesie che si potevano rileggere, parola per parola, anche alla rovescia, ritrovando lo stesso senso o un senso cambiato (a volte addirittura rovesciato). Il nome è sgradito ad alcuni: versi cancrini (dall'andamento del granchio, tacciato di andare al contrario).

Famoso è il doppio sonetto di Luigi Groto, di cui vediamo la prima quartina.

Il primo sonetto si intitola "Amor sacro", e ci parla di un modo di amare che non conduce l'uomo all'abiezione morale:

Fortezza e senno Amor dona, non tolge
Giova, non noce, al ben non al mal chiama,
Trova, non perde onor, costumi, fama,
Bellezza e castità lega, non sciolge

Ma se ora rileggiamo ogni verso, parola per parola, alla rovescia troviamo che si capovolge anche il senso: e ora si parla dell'Amor Profano, quello che ci porterà all'inevitabile perdizione

Tolge, non dona Amor senno e fortezza
chiama al mal, non al ben, noce non giova
Fama, costumi onor perde, non trova
Sciolge, non lega castità e bellezza.

Conservato il metro e la rima, si mantiene l'ordine di alcuni nessi preposizione-sostantivo (non si può aver tutto dalla vita) e si gioca liberamente con la punteggiatura.

...vediamo un palindromo di parole realizzato dal lettore Guido Mascagni. ...

Insieme: ma lui e lei ancora erano lontani, svaniti. Incomprensione e
silenzi, egoismo, ecco tutto. Preferivano piuttosto quella vita
vuota mai felice, affanno senza reali emozioni, inutile.
Domanda: vivere -errore chiaro di prospettiva-
perché? Morte (la certo non facile questione,
pensavano), morte e fine apparivano
inaudite possibilità, scelta di
libertà. C'era anche altro
però: c'era la speranza,
e volontà. Allora
lei forse, o
lui, disse:
"Amore,"
disse lui,
o forse lei.
Allora volontà e
speranza là c'era. Però
altro, anche: c'era libertà
di scelta, possibilità inaudite
apparivano. Fine e morte? pensavano.
Questione facile, non certo la morte perché
prospettiva di chiaro errore. Vivere? Domanda
inutile. Emozioni reali senza affanno, felice, mai vuota
vita, quella piuttosto preferivano: tutto. Ecco egoismo, silenzi
e incomprensione svaniti, lontani. Erano ancora lei e lui. Ma insieme.

Nota dell'autore.
Racconto palindromo e graficamente realizzato in forma di clessidra in quanto palindrome sono, nella vita, le situazioni e le emozioni descritte, che si rovesciano costantemente mantenendo la stessa opposta valenza così come appunto si rovescia una clessidra per ricominciare daccapo il computo del tempo che passa.
La clessidra è poi formata da 12 + 12 righe di testo (le 24 ore del giorno) con al centro la parola "amore" -che dovrebbe essere il fulcro di tutte le nostre azioni nel giro delle 24 ore quotidiane- e da 900 battute dattilografiche (numero magico multiplo di 3 e riferentesi agli anni del XX secolo, epoca in cui i problemi di coppia sono quanto mai frequenti). Da notare che da qualsiasi parte si legga la storia, la situazione dei due cambia in meglio non appena si raggiunge la parola "amore".
Infine il numero delle parole nel testo, 131, altra componente palindroma e simbolo del Creatore, uno e trino e simbolo d'amore. Oppure, a scelta, di un vecchio modello FIAT.

 

Ultimo aggiornamento: 06/07/2006 - Per suggerimenti e contributi: E-mail

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